Studiare oggi l’opera e la personalità di Alfonso Frangipane è tutt’altro che scontato; si tratta di una figura poliedrica, il cui impegno concreto si è rivolto ad ambiti diversi con apporti originali, lasciando con lungimiranza un’eredità ancora da scoprire interamente. Tuttavia vi sono dei tratti distintivi che si evidenziano in ogni settore, in ogni ambito, in ogni luogo, in cui egli ha operato e si è impegnato.
Individuerei subito tre aspetti della sua personalità, su cui mi soffermerò brevemente:
- Frangipane artista
- Frangipane ricercatore, cultore e storico dell’arte
- Frangipane promotore di cultura artistica.
Nacque a Catanzaro [1] l’11 luglio 1881 da Francesco (pittore, decoratore, ma anche uomo attento alle istanze sociali dell’epoca, fondatore tra l’altro del periodico quindicinale “L’Operaio” e di una Scuola di disegno per operai) e da Maria Papaleo.
Dopo avere frequentato le scuole tecniche nella sua città si trasferì a Napoli, grazie ad una borsa di studio vinta in un concorso bandito dal Comune di Catanzaro, per completare gli studi in un primo tempo presso le scuole annesse al Museo Artistico Industriale, dove ricevette un premio per la prova di Disegno, e in seguito al Reale Istituto di Belle Arti di Napoli, allievo di Michele Tedesco e Ignazio Perricci, noto come «abile affreschista, conoscitore delle diverse tecniche pittoriche»[2]. Conseguì quindi l’abilitazione all’insegnamento del Disegno e iniziò a intessere relazioni negli ambienti culturali dell’epoca, una capacità questa che mantenne per tutta la vita e che gli permise di conoscere artisti e critici importanti e di farli conoscere in Calabria in una circolarità di rapporti che creava a sua volta cultura.
Diplomatosi nel 1905, iniziò la sua attività di docente nelle scuole di Disegno del Municipio di Napoli e, ritornato a Catanzaro nel 1910, entrò a far parte della Società Operaia fondata dal padre e svolse un’intensa attività come pittore-decoratore, illustratore di libri, progettista di edifici pubblici.
È la prima caratteristica della sua multiforme personalità: fu artista a Catanzaro e a Reggio; possedeva, innata, una finissima vena decorativa Liberty, con cui affrescò a Catanzaro soffitti di palazzi nobiliari (il salone da ballo del Club di Palazzo Fazzari, le sale della Farmacia Leone, il Fumoir del Teatro Comunale, la Cappella della Vergine nel Duomo, il salone da ballo di Palazzo Gironda Veraldi, le sale del Consiglio dell’Istituto di Credito Vittorio Emanuele III e l’elenco potrebbe continuare[3]).
I suoi disegni ci mostrano una linea flessuosa, elegante, che si piega in stilemi vegetali e floreali, inquadrati in una spazialità armoniosa, piena di equilibrio e di simmetria compositiva[4].
Fu artista anche a Reggio: le stesse qualità di geometria spaziale e di raffinata abilità decorativa di gusto modernista ritroviamo nei mobili da lui disegnati (cornici, salottino, tavolino, mobili per la sala dei Professori), conservati presso i due Istituti dove egli insegnò, prima il Tecnico Industriale Panella e poi l’Istituto d’Arte in seguito a lui stesso intitolato, nello studiolo (oggi esposto nei locali del Liceo Artistico), nelle cassapanche in noce intagliata eseguite su suo disegno e nei bellissimi tessuti-arazzo, sempre su suoi disegni, con motivi decorativi Liberty stilizzati (come quello con le triremi) e con stilemi floreali per tessuti e damaschi a macchina jacquard, sempre conservati presso l’Istituto d’Arte[5].
Una vena artistica feconda e in sintonia con i movimenti europei dell’epoca, che tuttavia egli sacrificò, come scrive Pina Porchi Provazza[6] nell’annuario dell’I.S.A., rinunciando ad essere pictor – egli firmava infatti le sue opere Alphonsus pictor – per diventare invece promotore di pittori, scultori, tessitori, ceramisti.
Nel 1910 fu nominato docente e direttore della Scuola serale di Disegno per gli artigiani e l’anno seguente professore di Disegno nella Regia Scuola Industriale di Catanzaro; in questo periodo fondò la Biblioteca Popolare, fu uno dei dirigenti del Circolo di Cultura, iniziò il Movimento per l’arte calabrese organizzando la I° Mostra d’Arte calabrese (1912) e la Mostra commemorativa del centenario di Mattia Preti (1913).
Nel 1911 sposò a Firenze Vittoria Ferrati, fiorentina, da cui ebbe cinque figlie.
Era stato intanto a Reggio Calabria dopo il terremoto del 1908 con le squadre catanzaresi di soccorso e per questa sua partecipazione aveva ricevuto la medaglia commemorativa per il terremoto calabrese istituita nel 1910; partecipò poi al primo conflitto mondiale e al termine della guerra riprese l’attività di artista, promotore d’eventi d’arte e di docente a Catanzaro.
Nel 1919 si trasferì definitivamente a Reggio Calabria come docente titolare di Disegno e Storia dell’arte prima nel Regio Istituto Magistrale e poi nel Liceo Scientifico e nel Liceo Classico.
Il secondo tratto caratteristico della sua personalità riguarda fu la convinzione, che lo accompagnò in tutta la sua vita, che la terra di Calabria fosse ricca di risorse artistiche del passato e del presente. Per questo motivo percorse la Calabria in lungo e in largo alla ricerca di quadri, sculture, resti architettonici e reperti archeologici. Come i viaggiatori inglesi e tedeschi del Settecento e come la più moderna la figura di Gerhard Rohlfs[7], studioso tedesco che percorse la Calabria e anche altre zone dell’Italia meridionale, a piedi o sul dorso di un asino, per cercare le isole linguistiche in cui si era conservata la parlata grecanica, di cui trovò tracce nel linguaggio, nella cultura locale, nei costumi e nelle usanze di vari paesi della cosiddetta Bovesìa.
Anche Frangipane svolse questo ruolo importantissimo di riscoprire “opere d’arte abbandonate a se stesse, avvolte nell’oblio, fatiscenti ed esposte a possibilità di manomissioni”, come egli stesso scrisse nel 1915[8].
L’attività di ricerca svolta dal Frangipane non sfuggì a studiosi ed esperti di livello nazionale: raccolse, collezionò notizie ed appunti che confluirono in due opere: l’Inventario degli oggetti d’arte in Calabria, redatto nel 1933 per il Ministero su proposta dell’illustre archeologo Paolo Orsi[9], e l’Elenco degli edifici monumentali relativo alle tre province di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria[10].
Ancora oggi una ricerca seria non può prescindere da tali pubblicazioni, sono il punto di partenza per chiunque voglia accostarsi alle tante opere presenti sul territorio calabrese, così come rimangono fondamentali gli articoli che scrisse sulla rivista Brutium, da lui stesso fondata nel 1922, su molti dei manufatti ritrovati e sugli edifici da lui esaminati. Articoli corposi o, a volte, piccole annotazioni sufficienti ad aprire squarci e prospettive di ricerca non ancora completamente esplorati.
In questo ambito può collocarsi il grande merito acquisito sul campo da Frangipane con la scoperta e la valorizzazione di Mattia Preti di cui scoprì opere ancora sconosciute e approfondì stile e fonti, individuando per primo i tratti originali e la valenza nel panorama artistico nazionale del pittore di Taverna[11]. La disamina richiederebbe molto più spazio e tempo di approfondimento: si dovrebbero citare, infatti, anche altri artisti soprattutto dell’Ottocento, o anche opere di botteghe sorte attorno ad eminenti personalità, un patrimonio che sarebbe rimasto sconosciuto se non ci fosse stata la ricerca e la cura della memoria da parte di Frangipane.
Il terzo aspetto della sua poliedrica personalità fu senza dubbio la sua attività di promozione dell’arte a tutto campo: già nel 1920 aveva organizzato a Reggio la prima Mostra d’Arte Moderna e aveva favorito la partecipazione di artisti calabresi a iniziative di carattere nazionale creando una sezione tutta calabrese alle Mostre Internazionali di Arti Decorative tenutesi a Monza nel 1923, ’25, ’27 intrecciando intensi rapporti di collaborazione con Guido Marangoni[12]; fu anche abile conferenziere e collaborò a varie riviste come “Calabria Vera”, “Il Ponte”, “Capire la Calabria”, a quotidiani nazionali e all’Enciclopedia Treccani[13].
Nel 1920 istituì le Biennali d’Arte Moderna Calabrese a Reggio Calabria, occasione di incontro e di confronto per artisti già noti come Rubens Santoro, Domenico Colao, Fortunato De Pero, Felice Casorati e Francesco Jerace e altri, e fucina di lancio per tanti meno conosciuti che ebbero l’opportunità di entrare in un circuito più ampio, di arricchire il proprio linguaggio con l’apporto delle correnti artistiche contemporanee e di far conoscere le loro opere trovando un riconoscimento alle proprie capacità creative.
Nell’ambito della promozione artistica rientra anche il tema educativo, che Frangipane ebbe chiaro fin dai suoi inizi a Catanzaro, e che concretizzò poi a Reggio con la fondazione delle due scuole. Il suo obiettivo era quello della formazione giovanile, sia dei giovani artisti (pittori, scultori, disegnatori) sia degli artigiani (scalpellini, fabbri, intagliatori, falegnami, fonditori, artigiani del tessuto). Le abilità naturali potevano essere migliorate e nobilitate da un percorso scolastico ben preciso, da esercitazioni e attività di laboratorio che avrebbero migliorato il linguaggio e perfezionato lo stile.
Le sue idee in merito all’istruzione delle giovani generazioni trovarono una prima realizzazione nella Scuola d’Arte serale, che sorse nel 1922 a Reggio Calabria con sede nei seminterrati della scuola elementare ex Rosa Maltoni. Nel 1927 inaugurò la Bottega d’Arte permanente «la prima pietra dell’edificio»[14], nella quale si insegnava il Disegno, l’Intaglio in Legno, il Ferro Battuto, e gli insegnanti erano, tra gli altri, lo stesso Frangipane e il pittore Andrea Alfano.
Nel 1933 fondò l’Istituto d’ Arte “Mattia Preti”, sezione staccata dell’I.S.A. di Palermo e naturale evoluzione della precedente Scuola serale del Disegno in Scuola di avviamento di tipo artigiano, di cui sarà direttore ininterrottamente fino al 1969 allo scopo di collegare l’ideazione teorica e la competenza culturale con l’esecuzione pratica e la manualità; significativa l’intitolazione a Mattia Preti, il Cavalier Calabrese su cui ebbe il merito di richiamare l’attenzione dei Calabresi e della critica.
Nel 1949 fondò il Liceo; nel 1957 l’I.S.A. ottenne il riconoscimento giuridico e così nel 1960 il Liceo. L’Istituto d’Arte dal 1 ottobre 1959 divenne autonomo e con D. M. del 15 dicembre 1972 fu definitivamente intitolato al suo fondatore, ai cui insegnamenti ha sempre ispirato la sua attività.
Ma Frangipane si spinse oltre con la felice intuizione dell’Accademia di Belle Arti e della facoltà di Architettura, diede infatti un forte impulso alla fondazione dell’Accademia di Belle Arti, di cui fu nominato Presidente nel 1967 e fu il redattore del manifesto istitutivo, ed ebbe già in mente la necessità di una Facoltà di Architettura, mostrando lungimiranza e straordinaria capacità progettuale.
I progetti del fondatore erano chiari, le due scuole costituivano il perno di un polo artistico che in verticale doveva poi completarsi con le istituzioni accademiche per dare ai giovani talenti artistici l’opportunità di approfondire la propria preparazione. L’arte diventava così anche strumento di sviluppo, di promozione del territorio, volano di riscatto per una terra nobile sì, ma disagiata, come la Calabria dei suoi tempi – ma direi di sempre – perché il rinnovamento potesse realizzarsi non con le parole, ma con la conoscenza, lo studio e l’impegno civile.
Non dimentichiamo che Frangipane quando fondò l’Istituto d’arte ebbe come modello il Bauhaus tedesco di Gropius (1919) (e in generale tutti gli istituti d’arte lo ebbero), un modello di scuola che con il suo razionalismo metodologico – didattico fu capace di correlare, di mettere in comunicazione l’arte e la produzione industriale, la progettazione e la produzione di un manufatto[15]. L’attività artistica, nel pensiero di Frangipane, non è solo un talento naturale da esprimere nelle opere, ma deve essere guidata, occorre un’attività didattica finalizzata a promuovere le qualità naturali, a irrobustirle, a collegare la preparazione e l’ideazione teorica con la manualità, a mettere insieme (come recitava il titolo di una mostra realizzata dall’Istituto d’arte oggi Liceo artistico nel 1995) Logos e Téchne, pensiero e abilità pratica. Era il definitivo superamento della rigida distinzione tra arti maggiori e arti minori, che fino a quel momento era prevalsa.
Una disamina delle attività e dei lasciti immensi della figura del prof. Frangipane, che si spense il 21 gennaio 1970 all’età di ottantotto anni, manifesta sempre il senso dell’incompiuto, tali e tanti sono gli aspetti che meriterebbero ancora di essere approfonditi: le lettere, i documenti d’archivio, gli appunti, i tanti articoli pubblicati sulla sua Brutium e su altre riviste, i libri e infine – ma forse in primis per la loro importanza – le opere della “Collezione Frangipane” e i manufatti di Maestri e docenti che parteciparono alle Biennali della ceramica (1979, ’81, ’83, ’87) o che insegnarono nell’I.S.A., che ora confluiscono nel nuovo Museo Frangipane. Esso è il prodotto concreto del suo impegno per l’arte, delle sue convinzioni più volte ribadite sulla vitalità di un’arte calabrese di qualità, aperta agli impulsi e agli stimoli contemporanei e in costante rapporto con la società, della possibilità di realizzare un modello educativo serio e creativo al tempo stesso.
(Prof.ssa Rosanna Fiore)
[1] Per le note biografiche di A. Frangipane cfr. R. FIORE, A. Frangipane, in «Le scuole di Reggio e provincia», R.C., ottobre 1996; R. FIORE, Alfonso Frangipane: biografia, in F. PALMERI (Ed), «1957-2003 Quarantacinque anni di attività tra memoria e futuro», Roma 2004; L. ALIQUO’, I quaderni de “Gli scrittori calabresi”, Edizioni Corriere di Reggio, fasc. 2, 1998; Brutium, In memoriam, aprile 1970.
[2] C. ARANITI – P. INVENTO – M. VECCHI, Gli anni della formazione, in ACCADEMIA DI BELLE ARTI, A. Frangipane. Disegni inediti, Reggio Calabria, 1991, p. 14.
[3] V. RUSSO DE PASQUALE, La vita e le opere di Alfonso Frangipane in ALFONSO FRANGIPANE e la cultura artistica del ‘900 in Calabria, (a cura di G. DE MARCO-M.T. SORRENTI) Atti del Convegno (26 settembre 2009 Reggio Calabria), Direzione Regionale dei Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria 2009, p. 11.
[4] Cfr. ACCADEMIA DI BELLE ARTI, A. Frangipane. Disegni inediti…op.cit., p. 14; R. FRANGIPANE, I disegni inediti di Alfonso Frangipane esposti all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, in «Brutium», LXXI (1992) n. 1, pp. 2-6.
[5] Cfr. F. PALMERI (Ed), «1957-2003 …, op. cit., pp. 14-15.
[6] P. PROVAZZA PORCHI, Ad Alfonso Frangipane, Apostolo e profeta dell’Arte nostra, in F. PALMERI (Ed), «1957-2003 …, op. cit., p. 17.
[7] Su Gerhard Rohlfs e i suoi rapporti con Frangipane e particolarmente con la redazione di Brutium, durante la Direzione di Raffaella Frangipane, cfr. «Brutium», XI (1932) n.4; LXII (1983) n.2, p.3.
[8] Cfr. A. FRANGIPANE, Per l’arte in Calabria, Estratto dell’Archivio Storico della Calabria, anno III n. 1-3, Mileto-Catanzaro, 1915, pp. 7-27; cfr. anche Tra vecchie tele e tavolozze illustri: note ed appunti d’arte calabrese, Catanzaro, 1909 e L’arte in Calabria, Grafiche La Sicilia, Messina, 1927.
[9] Cfr. R. FRANGIPANE, Nel cinquantenario della morte di Paolo Orsi, Schede bibliografiche-Lettere di Orsi a Frangipane, in «Brutium», LXIV (1985) n. 2, pp.2-7.
[10] Cfr. A. FRANGIPANE, Inventario degli oggetti d’arte in Calabria, La Libreria dello Stato, 1933 e Elenco degli edifici monumentali della Calabria, La Libreria dello Stato, 1938.
[11] Sui rapporti tra Frangipane e Preti e in generale sull’opera di Mattia Preti cfr. gli studi di R. FILARDI e R. FIORE in «Omaggio a Mattia Preti (1613-1699) nel quarto centenario della nascita», Città del Sole Edizioni, Reggio Calabria 2014.
[12] Cfr. S. CARBONE, Una marcia di artisti e sognatori, in S. CARBONE (a cura di), La Calabria e le Biennali di Monza, Villa S. Giovanni AlFaGi Edizioni 2013, p-19.
[13] V. RUSSO DE PASQUALE, La vita e le opere di Alfonso Frangipane…op. cit., p. 15.
[14] A. FRANGIPANE, La prima pietra, in «Brutium», IV (1925) n. 8, p. 1; sulle istituzioni artistiche e il contributo di Frangipane cfr. M. T. SORRENTI, L’istruzione artistica in Calabria tra ‘800 e ‘900. La nascita dell’Istituto d’Arte, in S. CARBONE (a cura di), La Calabria e le Biennali di Monza…op.cit., pp. 121-125.
[15] Cfr. R. FIORE, Frangipane e Mattia Preti, in R. FILARDI-R. FIORE- G. ITALIANO (a cura di) «Omaggio a Mattia Preti (1613-1699) nel quarto centenario della nascita»….op. cit., pp. 17-30.